“Di nuovo tu. Ti affanni ogni giorno come stessi facendo un grande lavoro, ma ti chiedo: non vedi come tutto questo sia sbagliato?”
“Ma…tu mi parli?”
“Con tutta la follia disumana che state perpetrando qui, ti meravigli che io ti parli?”
“Ma com’è possibile? Io…non può essere!”
“Dico io a te che questo non può essere. Che ti devi fermare ora, e salvarti!”
“Salvarmi io? Qui stiamo facendo qualcosa di grandioso. Costruiremo la società perfetta!”
“Perfetta?”
“Certo, l’Angkar”
“Angkar…io sono solo un anziana Palma da zucchero, e abito questo frutteto, che tutti chiamano Choueng Ek, da centinaia di anni. Ho visto famiglie di pastori dimorare qui nella semplicità e rispetto. Donne e uomini passeggiare all’ombra degli alberi e bambini giocare con le nostre foglie. Poi ho visto una comunità insediarvi un cimitero per onorare i propri morti e con loro tramandare il rispetto per la vita che passa e se ne va. Certo non sono mancati dolore e morte, ma niente in confronto a quello che ho visto fare a voi in questi anni. Come può, dopo questo terrore e sangue, prendere vita una società perfetta?”
“Ma come…tu non capisci! Noi dobbiamo estirpare i nostri nemici dalla società per farne nascere una nuova e purificata!”
“Certo, non mi intendo ne di società ne di perfezione. Io cresco e faccio quello per cui sono nato. Ma mi domando: com’è possibile che tutte queste persone siano colpevoli del male di cui dite? E come ne sei sicuro tu? Come puoi essere sicuro, quando uccidi qualcuno, di stare estirpando il male e non invece di distruggere la vita di un innocente?”
“Perché…il nostro illuminato leader dice che – è meglio uccidere un innocente per sbaglio che risparmiare un nemico per errore -. Noi quindi…facciamo il nostro lavoro e contribuiamo alla visione della Angkar che verrà! Ma tu sei solo un albero, che ne sai. Tuo compito e servire l’uomo illuminato ed i suoi seguaci che stanno purificando il mondo!”
“Ma io vi servo da quando sono nato. Sai che da me potete estrarre il miglior zucchero al mondo? Potete costruire tetti per le capanne delle vostre case e produrre vino di palma con cui festeggiare la vita nelle feste delle vostre comunità? Mentre tu strappi le mie possenti e taglienti foglie su cui migliaia di bambini si sono arrampicati per giocare a nascondersi, e le usi per sgozzare tuoi fratelli inermi. Come posso servire a questo io?”
“Tu non puoi parlare! Tu non…”
“Si io sono solo un albero. Come il mio maestoso e sacro compagno Bodhi, simile a quello sotto il quale il Buddha ha scalato i 7 livelli di saggezza verso il Nirvana, a cui avete appeso al collo un altoparlante che vomita canzoni piene di cinismo e incoerenza. Quella musica non unisce corpi felici in una danza o rallegra le serate a schiene stanche di duro lavoro. Propaga nell’aria paura e riverenza, sottomette con le sue parole utopiche con le quali promette un mondo in cui nessuno sarà più nessuno. Solo il potere di chi è esaltato da quelle strofe vivrà, sulla pelle degli innocenti.”
“La nostra musica…racconta la grande rivoluzione!”
“Quella musica copre le urla dì morte che escono da questo inferno! Ed il povero Bodhi soffre e piange”
“Alberi, siete solo maledetti alberi!”
“Si alberi, come quello in fondo sul quale fracassate i crani di poveri neonati che ora sembra piegato dal dolore ed impotenza? E domi, come possono quei neonati avere una benché minima colpa per qualsiasi cosa?”
“Loro…loro…il nostro leader dice che – per disfarsi delle erbacce bisogna estirpare anche le loro radici -. Le radici…vanno…estirpate…”
“Quei neonati sono radici da estirpare? A me sembrano piccoli ed indifesi rami che spezzate prima che possano sbocciare!”
“ tu…tu vaneggi, mi gonfi la testa di parole e mi confondi! Il leader ha sognato una società in cui saremo tutti uguali e liberi…e ci sta conducendo verso quel mondo…noi dobbiamo solo ringraziarlo. Noi…dobbiamo. Ma tu! Insomma come puoi parlare, sei un albero, non puoi. Non ha senso!”
“Be se non sono io a parlare allora chi è? Forse la tua coscienza, stanca del nero male con la quale la affoghi ogni giorno? Della retorica che ingoi senza nemmeno porti una domanda, senza giudizio? Ma quel male e odio si rivolgerà presto verso i corpi che le hanno ospitate, che cadranno esausti e morenti come il folle sogno di costruire una società perfetta sui cadaveri dei suoi fratelli e figli innocenti.”
“Tu sei solo un albero, che ne sai…”
“Piangi ora?”
“Noi non possiamo più fermarci…se ci fermiamo verremo uccisi come le persone che abbiamo ucciso.”
“Capisco. Allora devi solo decidere se per te è meno doloroso essere ucciso e liberarti, oppure uccidere innocenti e perpetuare la tua dissoluzione come essere umano. Ma io che ne so…sono solo un albero”