La scatolaQuesto armadio è un gran caos. Sono sicuro di averlo messo qui il cappello. Quello bello e colorato. Si, mi starà bene con questa maglietta.
Cos’è? Una scatola (non la prendere, lasciala li…)? Accidenti, è pesante.
Ma come si aprono ste scatole di latta? Quelle con la ragazza anni ’50 sul coperchio ed un marchio di biscotti che nessuno ricorda più (non la aprire…).
Quante foto, non ricordavo di averle.
Ci sei tu, ci siamo noi.
Sei giovane, più di me oggi.
Qui mi tieni in braccio. Sei imbarazzato, impacciato, ma sono tranquillo non mi farai cadere.
Qui mi insegni a nuotare?! Ma se nemmeno sei capace? Ma lo so, vogliamo che i nostri figli siano migliori di noi.
Qui alla mia comunione. Porti la cravatta come fosse un cappio, non è per te. Ed infatti in questa l’hai già slacciata, così come il tuo sorriso.
Ok, ma tirala sta palla sennò perché mi ha portato fuori a giocare?
Sei più credibile in questa in cui piegato metti un mattone sopra l’altro. Il mio papà costruisce case, dicevo a tutti.
Ma dai, la vespa che mi ha regalato e che abbiamo truccato…perché qualche regola la dovevamo trasgredire insieme, no?
Adesso insegnami a guidare, così un giorno ti porto io. E smettila di scattare foto!
Ecco ora ti porto io, guido io. Ma verso quell’ospedale e quelle terapie che ti rendono uno straccio. Ma sei qui ancora, tenacemente. Anche se il tuo sorriso si è riannodato, e sembra una smorfia di dolore. Forse lo è.
E poi tutte quelle fotografie che non abbiamo scattato, perché quello non eri più tu. Piccolo, emaciato, con negli occhi la richiesta di avere una seconda possibilità. Cazzo ogni uomo dovrebbe averne una, no?
Ora ci sono io che insegno loro a nuotare, trasgredire qualche regola, guidare.
Ti prego, scattaci una foto adesso…