L’isola senza lati

Sono sconfinato,
non trovo l’inizio e la fine.

Una porta aperta,
una valle esposta,
un cielo sopra milioni di teste.

Esplorato,
scoperto,
espugnato.

Illimitato,
liberato,
perso.

Senza forma,
sformato,
deformato.

Sono un’opportunità,
un nota sul taccuino,
una lista troppo lunga da leggere.

Scoperchiato,
svelato,
sbandierato.

Divento il pugno chiuso,
l’isola senza lati,
l’albero piantato nella terra.

Sampeah Cambogia

Una moltitudine di tonde torri stanno pacificate l’una accanto all’altra, corrose da tempo e dalla devozione.

Corrose ma non vinte.

Su un fiume giallo hanno urlato motori di piccole barche in slalom fra vite appese a palafitte.

Città di legno dignitosamente marcilenta.

Pavimenti di terra rossa sostengono templi abbracciati da possenti radici.

Abbraccio della natura all’afflato mistico dell’Uomo.

Schiene piegate da cesti e cianfrusaglie hanno proferito incessantemente il mantra “one dolaar”.

Prezzo base della dignità e del rancio giornaliero.

Sorrisi sdentati appesi a visi spaccati mi hanno parlato, senza parole, di una vita che non ha aspettato.

Ma nemmeno si è negata.

Altri, solari ed ingenui, hanno giocato a nascondino con me per farsi

trovare;

vedere;

esistere;

almeno per oggi

Hai svuotato la mia bisaccia colma di sassi e sospiri, e l’hai riempita di leggero soffio.

Ti chiamerò, meravigliosa Cambogia, promesso!

Perché, dove vai?

Lo zaino aperto sul tavolo, come una bocca affamata.

La lista di cose da portare gira nelle mani ansiosa ed entusiasta

– mappa, da tenere sempre in tasca ed aprire mai. Perdersi è l’obiettivo

– borraccia da riempire con le storie che ti racconteranno. Ne berrai quando la tua vita sembrerà secca come uno straccio al sole

– cannocchiale, per guardare sempre più lontano dei tuoi piedi, che non sono il centro del mondo

– lente d’ingrandimento per guardare meglio i tuoi piedi, che sono il centro del mondo

– fazzoletti di stoffa, ci asciugherai i sudori tuoi e di chi camminerà con te per un tratto

– calze calde, che certe sere solitarie farà freddo dentro e fuori

– chitarra per scacciare quel buio che ogni tanto cerca di spegnere la tua luce

– una bussola che punta sempre al tuo nord: quello in cui sei da quando sei nato

– scatole di sorrisi a pila, da offrire senza ritegno a chiunque, ovunque

– un diario per scrivere la parola grazie a tutti coloro che hanno attraversato la tua vita prendendosi le tue gioie e pene come fossero le loro

Lo zaino è pieno ma leggero. Il viaggio sarà leggero ma pieno.

Il blu mi conosce

Tetti a chiazze rosse scorrono veloci sotto i piedi, 

un cielo ad altezza di viso, accarezza una fronte madida ed un po’ corrucciata. 

Un sole non ancora spavaldo riscalda la plastica intorno, 

lo sguardo si fa lungo, fin dove la linea curva a atterra su vapori bianchi a batuffolo 
Tante teste come una distesa di rocce frangiflutti stanno in fila disciplinata, 

Voci metallizzate a dare indicazioni che non si ascoltano più.

Vite in volo accorciano distanze stancandosi dal suolo come uccelli migratori, 

Verso missioni in cui mani convulse che si stringono e sorrisi disegnati sono gli attrezzi del mestiere.

Viaggi in cui,
Nulla si scopre,

Nessuna bocca verrà spalancata dallo stupore,

Nemmeno una immagine resterà attaccata al ricordo come una cicca sotto le scarpe

Gli occhi si ributtano fuori dal finestrino ed il blu sembra parlare.
Ricorda un mare nel quale ti sei immerso bambino a chi arriva primo alla scogliera di fronte,
Estati di risate, sabbia nelle scarpe, un bacio impacciato dato nella notte nera “che qui nessuno ci vede”.

O anche il triangolo blu che le montagne disegnavano sopra parole ragazzine su un prato sdraiati naso all’insù, su come saremo un giorno, quale viaggio avremo fatto per scoprire noi negli altri, quale chitarra comprerò con i risparmi.

Quel cielo è sempre stato lì ad ascoltarmi e ha visto,
le preghiere blasfeme pregne di dolore che gli ho indirizzato,

le braccia alzate in segno di vittoria che sono durate un attimo eterno,

quello sguardo alzato a sperare che una mano uscisse dal blu per portarmi al caldo, e salvarmi dalla fatica di amare al meglio.

“…avvisiamo i passeggeri che le operazioni di atterraggio sono cominciate…”